Per essere un buon terapeuta bisogna avere la capacità di valutare emotivamente le persone intese come totalità complesse, non solo le loro debolezze ma anche i punti di forza, non solo la loro patologia ma anche la loro salute, non solo le loro percezioni sbagliate ma anche la sorprendente, inspiegabile sanità da loro dimostrata nelle peggiori condizioni.
N. McWilliams
Questa raccolta di storie cliniche di bambini affetti da autismo rappresenta la possibilità di focalizzare le singole difficoltà del piccolo paziente alla ricerca di un senso nel suo penoso vissuto e in quello di tutti coloro che gli sono accanto.
Per trovare le risposte terapeutiche adeguate, gli autori – tutti psicoterapeuti dell’età evolutiva che condividono la prospettiva psicodinamica – si interrogano sul significato di ogni comportamento del bambino nel tentativo di comprendere i meccanismi psicologici e psicopatologici che tengono in vita le disfunzioni presenti e di scoprire le potenzialità e le capacità emergenti.
I percorsi narrati non sono facili; presuppongono, da parte del terapeuta, una buona conoscenza del disturbo e della fenomenologia psichica che lo accompagna, affinché la compassione, che è necessario sperimentare, sia radicata su un competente sapere delle problematiche presenti, oltre che sulla capacità di provare empatia. Presuppongono, altresì, che il terapeuta si interroghi sulle difficoltà che è costretto a provare al cospetto di sentimenti tormentati ed elabori il proprio controtransfert per trovare le risorse che gli permetteranno di stare accanto a quel bambino anche nei momenti più drammatici.
In queste storie i sintomi diventano opportunità, che riescono a rivelare ciò che ancora non ha trovato forma per raccontarsi. Sono narrazioni che permettono di comprendere le sfumature del disagio, le aree di passaggio da uno stadio evolutivo all’altro, i cambiamenti nei sistemi difensivi da dimensioni arcaiche a strutturazioni più mature e che, quindi, restituiscono un bambino con tutto il suo spessore umano.
21 casi clinici a testimonianza che dietro un Disturbo Autistico c’è sempre un bambino che aspetta di essere «trovato» e che la dignità umana appartiene sempre alla relazione e non a un singolo individuo.