La paternità rappresenta, da sempre, un ambito particolarmente problematico. Ce lo raccontano i miti, ce lo svela la Bibbia, continua a testimoniarlo la quotidianità. Può sembrare quasi un paradosso che, mentre la psicoanalisi tutta di fatto si fonda sul Padre, alla paternità venga dedicato così poco spazio.
Ogni neo-padre ripercorre la storia evolutiva lunga millenni e i grandi temi mitici vengono rivissuti ogni volta. La rivalità, la conflittualità, l’ambivalenza da una parte e il senso di colpa, le regole e le leggi dall’altra lo costringono a prendere coscienza dei sentimenti arcaici e inquietanti, divenuti improvvisamente propri. Che scelte debbo fare per mio figlio? E se saranno sbagliate? Come posso inserirmi nel rapporto tutto speciale, e qualche volta così impermeabile, che ha con la madre? Spesso il padre vede crollare molte delle sue certezze, si sente impreparato, smarrito o impotente di fronte ai nuovi impegni, le nuove responsabilità, repentini cambiamenti della famiglia, delle relazioni personali e sociali. Può ritenersi non adeguato, incapace di gestire le nuove dinamiche, avere paura di recare danno al figlio o essere tentato di sottrarsi al compito… Ripartire da queste problematiche per ripensare la figura paterna è l’obiettivo primario di questo libro. Voci di psicologi, psicoanalisti, pedagoghi, educatori, legislatori e giornalisti contribuiscono qui alla creazione di una cultura paterna che affianchi e cooperi con quella materna, producendo valenze diverse e sinergiche.
E anche se sicuramente non esisterà mai un padre ideale, potrà senz’altro esistere – come sottolinea uno degli autori – un «padre sufficientemente buono», tanto quanto la madre. Sarà un padre che – supportato dalla conoscenza del significato del suo ruolo – accetta di fare il padre, consapevole dei suoi limiti, ma anche del valore e dell’unicità del compito.